5 Elementos Cap.63

Quello che successe a Lluvia

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  1. G.Crasher
     
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    Io sono colui che...

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    Dalla terra di Nessuno!!^*

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    Sono stato una persona normale per lungo tempo, avevo un piano in mente, essere immortale. E finora non sono morto, quindi credo che il piano stia procedendo abbastanza bene. Ma poi, all'improvviso, come un nuovo film di Nicola Gabbia che ti sorprende sempre più di quello prima, lei è entrata nella mia vita e non ne è più uscita, che ho anche cercato di farle avere lo sfratto, ma si sa come funziona la legge italiana e prima di poterlo fare devo dimostrare che non sto mettendo in atto un piano per essere immortale!!^*

    "PHOBOFOBIA"...

    Così la chiamano i grandi professori che vengono a farmi visita, invece gli addetti alle pulizie usano termini più tecnici come "killèscem" o "nunstàbbunokacap", ma io non gli do troppa confidenza, perché ho paura di loro. In realtà ho paura di tutto, dal pulviscolo che si vede in controluce, agli squilli dei telefoni, ai peti che ti scappano nei luoghi affollati, ai quadratini neri delle parole crociate. I dottori non sanno più quale nome affibbiare alle mie fobie, infatti ho paura che prima o poi finiranno le parole per descriverle, e anche a questa paura non sanno che nome dare!!^*
    E' tutto iniziato quando alla tv stavano trasmettendo una puntata di forum. Improvvisamente la paura mi attanagliò, e quando il giudice emise il verdetto io non ero più in casa. Avevo perso il giudizio e anche il senno. Mi fermavano che stavo correndo contromano in autostrada. A piedi e nudo. Finii dritto in prigione senza passare dal via e dovetti vendere anche la casa che avevo in vicolo corto!!^*
    Mi rinchiusero in un ospedale, avevo paura degli ospedali. Mi fecero degli esami, avevo paura degli esami. Andai a fare la cacca, avevo paura della cacca, e in particolare quella che feci mi faceva anche un po' ribrezzo per via della puzza!!^*
    Così è iniziata la mia parabola discendente nella paura. Ho dovuto escludere dalla mia vita cosa di essenziale utilità, come forchette, forbici, coltelli, piatti. è stato un trauma quando mi è nata la paura della carta igienica, più di quando mi è nata la fobia delle corse di lumache... ah, quanto mi mancano quelle folli corse al cardiopalma. Mi son ridotto a restarmene chiuso in un anonima stanza senza nulla di particolare che me la potesse rendere spaventevole, la prima cosa che feci togliere fu una fotografia di galeazzi al mare, cosa ci facesse lì non lo so!!^*
    Fortunamente le mie fobie non prendono appuntamento per venire a trovarmi tutte insieme e finisce che c'è sempre qualcuna che se la sviglia dicendo che ha altro da fare tipo tinteggiare case. E così io posso vivere approfittando degli opposti. Se quel giorno ho paura del buio accendo le luci, se ho paura della luce, spengo tutto. Se ho paura del freddo accendo il fuoco, se ho paura dei dolci mangio i salati e se ho paura di tutto il cibo tranne delle verdure, faccio digiuno, perché le verdure non mi piacciono per niente.
    In tutti questi anni mi sono reso conto però che c'era una sola cosa di cui io veramente non avessi paura, anzi, ho sbagliato, due. La prima era che non avevo paura di dire che avevo sbagliato, e la seconda erano le storie!!^*
    Le storie non mi facevano paura, neanche se veniva a raccontarmene una quel vecchio tenebroso che abita in fondo alla mia strada, e pensate che quel vecchio è morto da circa 6 anni. Le storie erano l'unica via di fuga dalle mie fobie. Ma adesso la paura più grande mi stava colpendo. Stavo dimenticando. Tutte le storie svanivano come dei parcheggi nell'ora di punta. E avevo paura di sentirne di nuove per paura di dimenticarle. Feci uno sforzo sovraumano per prendere l decisione di scrivere una storia che mi rimanesse per sempre. Ci misi una vita a scriverla perché mi erano venute alternativamente le paure di vocali e consonanti, ma alla fine riuscii a scrivere questa storia, e la scrissi in triplice copia per essere sicuro che on andasse perduta nel vuoto della mia mente...

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    E quella non era altro che la storia della mia vita, una storia insulsa, una storia che faceva ridere, costellata di peti e squallide battute, ma era pur sempre la mia vita. E sapere che sarebbe andata perduta mi rattristiva. Ma poi quando me ne accorsi una nuova felicità si riverso in me. Già, perché non c'era nessuna storia che sarebbe andata persa. Non avevo più paura perché non c'era nulkla di cui avere paura. Perché io non ero io, ma ero una storia, questa storia. Ed ero una storia che aveva un piano in mente. Sarei stata una storia infinita, almeno finché non avrei avuto una... FINE!!^*
     
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